venerdì 12 novembre 2010

Articolo 2 pubblicato sul giornale L'URLO/novembre

DONNE, OLTRE ALLE GAMBE C’E’ DI PIU’………
……….. studentesse, lavoratrici, madri, migranti !

Il 16 ottobre si è tenuta a Roma la manifestazione indetta dalla Fiom contro gli attacchi dell’attuale governo e Confindustria ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori; l’evento ha visto una importante partecipazione delle donne che impongono la loro presenza in questo conflitto sottolineando il contrasto tra la soggettività femminile e le condizioni materiali, culturali e di potere che ne impediscono la piena affermazione ed autodeterminazione.
Se da un lato sono le prime ad essere messe in cassa integrazione e/o ad andar via accettando anche piccole somme che gli uomini rifiutano, a fronte di esodi incentivati, quando le aziende aprono le porte a processi di ristrutturazione, dall'altro sono le prime ad essere assunte quando si tratta di essere sottopagate. Ritmi e carichi di lavoro crescono, turni di notte, lavoro il sabato e nei festivi, il controllo e il regime di comando nei reparti produttivi diventa sempre più ossessivo. La maternità e il lavoro di cura, considerate solo come un costo aziendale e un impedimento alla produttività, sono fatte vivere alle lavoratrici come colpa e frustrazione professionale. E’ inesistente un intervento pubblico a sostegno del lavoro di cura, il peso del vivere quotidiano tra casa e lavoro viene scaricato sulle spalle delle donne in un contesto culturale che attribuisce ad esse un’inclinazione al lavoro di riproduzione o che considera il salario femminile un elemento marginale del reddito di una famiglia, perché tocca agli uomini mantenerla e alle donne averne cura.
Le donne sono stanche di subire nell’ambito delle mura domestiche, nei luoghi di lavoro, nei luoghi pubblici, nelle università ecc. e lo hanno dimostrano scendendo in piazza a Roma portando la loro duplice, triplice condizione di Donne, Lavoratrici, Studentesse, Madri, Migranti per urlare contro la misera riforma delle università, gli attacchi ai contratti collettivi nazionali del lavoro, il razzismo, la privatizzazione dei consultori, le devastazione ambientali, come le donne di Terzigno, in prima fila a difendere il territorio ed il diritto alla salute.
Le donne ci sono e sono consapevoli della necessità di unire tutte quelle lotte che partono dalla società, dalla bassa società dove i figli di un dio minore, anzi i figli ormai di nessuno, vivono il reale disagio sociale a fronte di poche classi, che si arricchiscono ingiustamente. Le donne ritengono che sia indispensabile recuperare una coscienza di genere perché noi donne siamo doppiamente oppresse, in quanto donne ed in quanto appartenenti a classi sociali subalterne. Tutte queste contraddizioni sono emerse nella manifestazione, grazie alla massiccia presenza delle donne, alla quale ha partecipato anche Clitor(i)dee, collettivo femminista di Bari.

Le donne lo sanno chi è Marchionne! Le donne sanno anche chi è Landi! Donne come Ghita Marzano, delegata Fiom e donna lavoratrice dell'Agile ex Eutelia di Bari, che abbiamo incontrato e che ci ha riportato la sua esperienza. 
Come ha vissuto l'esperienza lavorativa nell'ambito della sua azienda, ritiene di aver subito discriminazioni di genere, dalla retribuzione, agli avanzamenti, nella parte iniziale della sua carriera? 
Io, come anche le altre lavoratrici e lavoratori, abbiamo subito una reale violenza verbale da parte dell’ex proprietario di Eutelia, quel famoso sig. Landi che si rese protagonista dell’incursione notturna con 15 vigilantes nella nostra sede di Roma presidiata da un gruppo di colleghi; nei tre anni che è stato il nostra titolare ha esercitato un vero e proprio mobbing, volto a cogliere le nostre debolezze, a metterci gli uni contro gli altri, a creare una lotta tra soggetti nelle stesse condizioni, ad eliminare i lavoratori, quando si accorgeva che non poteva più contare sulla nostra fidelizzazione. Abbiamo subito riduzioni di mansioni, l'umiliazione che ciò ha comportato, lo sconforto che portava la consapevolezza di essere spogliati della professionalità ed esperienza, acquisita negli anni. In relazione alla retribuzione, gli stipendi erano stabiliti in modo paritario, e nel mio caso specifico, ricoprendo un ruolo amministrativo, non ho avuto la possibilità di conseguire degli avanzamenti, ma non come donna, ma per il settore in cui lavoravo. C'è da dire però che nella sede barese, su un totale di 130 lavoratori, solo 30 erano donne. La dirigenza aziendale, a livello nazionale contava una presenza femminile, in un rapporto di 1 a 10 con la componente maschile.  
Che ne è stato del suo futuro lavorativo, in quanto donna, dal 2009, anno in cui avete intrapreso la mobilitazione nazionale e ha riscontrato delle disparità nella scelta del personale da avviare alla cassa integrazione? 
Le donne, anche se le vedeva svantaggiate in proporzione, sono state messe più facilmente in cassa integrazione, poiché si è presupposto che sarebbe stato meglio favorire gli uomini, portatori di un unico reddito nel nucleo familiare, piuttosto che le donne, che potevano avvalersi della retribuzione dei mariti. Come donna amministrativa e cassa integrata, a 48 anni riscontro numerosi problemi a reinserirmi nel mondo del lavoro, poiché mi si impone di spogliarmi del mio passato, della mia esperienza e di chinare la testa. Ad una mia amica, durante un colloquio, per cercare un nuovo lavoro, le è stato chiesto se avesse desiderato avere dei figli, dalla dirigente aziendale, anch'essa una donna. E la stessa ha ottenuto tale impiego, dopo aver assicurato di non volerne avere. Ai colleghi maschi, candidati per la stessa posizione lavorativa e per le stessa qualifica, tale domanda ovviamente non è stata posta.  
Il ruolo che lei ha ricoperto è stato di una donna che ha saputo far valere le sue posizioni e come delegata sindacale ha rappresentato un collante tra i lavoratori e un punto di riferimento. Non ha mai rivestito i ben noti panni della donna stereotipata dalla società e dalla cultura del patriarcato, sempre in secondo piano rispetto all'uomo, muta, silenziosa. Ghita ha gridato, si è imposta, ha saputo farsi ascoltare, è una lavoratrice, una madre e una moglie, che non ha dimenticato di essere prima di tutto una donna. 

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